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mercoledì 24 luglio 2013

21' tappa: Villares de Obrigo/ El Ganso (27 km)


Pablo ci prepara la colazione, ma le gambe non sono ancora pronte. Troppo poco riposo. 
Il paesaggio cambia ancora una volta, si sale di quota. Le mesetas sono quasi tutte ad 800 metri slm. 
Quest'inverno in qualche racconto ho letto una delle tante metafore del Cammino: la prima parte, quella dei Pirenei rappresenta il distacco dalla realtà, le Mesetas sono la morte e la parte finale, la rinascita. Mi piace tanto questo accostamento perché non è così sbagliato. 
La parte delle Mesetas è terminato mi spaventavano tanto, ma non sono poi così male, anzi...fanno riflettere! 
Salendo attraverso una fattoria, ma i piedi tornano a farmi male, credo che le vesciche mi lasceranno a Santiago. 
Forse devo scontare più peccati di quello che penso! ;-) 
Le talloniere hanno avuto il solo risultato di aumentare le vesciche, niente di più. 
Ma vado avanti e stringo i denti. 

Notare polpaccetto da runners e non da minigonna; quante soddisfazioni mi danno! 
Salgo ancora e il mio altimetro fa 900 m slm. 
 
Altro luogo di ristoro molto particolare. 


Purtroppo ho già fatto colazione, altrimenti non sarebbe mancato nulla. 

Un tratto molto tranquillo mi porta fino al suggestivo crucero de Santo Toribio, un eccellente punto panoramico che si apre sulle città di Justo de La Vega e Astorga. 
Trovo il cantante dell'inno del Cammino ed inizia a strimpellare una canzoncina troppo buffa. Peccato che non posso inserire video, altrimenti...

Ed arrivo ad Astorga verso le 10:30. Vanta di origini romane da quando era un accampamento militare durante le guerre cantantabriche (29/19 a.C.)
Municipio di Astorga. 
Fino a quando ritroviamo il nostro amico Luigi: 
Sullo sfondo il palazzo episcopale, oggi museo del Cammino, opera del geniale architetto Gaudì. 
I sandaletti da tedesca si vedono? Perché li sto nascondendo. Ormai anche loro mi fanno le vesciche. 
Cattedrale de Santa Maria del XV sec. 


Pranzetto non c'è male! 
Tra i tanti aspetti positivi del Cammino c'è il "magnare" spesso e bene senza sentirsi in colpa perché brucio a "rotta di collo". Ogni sosta è buona per tapas e cerveza a litri, ormai non mi dà più neanche alla testa. Io e un muratore affamato siamo la stessa cosa, infatti non credo dimagrirò tanto... :-) 

Dopo questa pausa, riprendo a camminare, anzi a saltellare dal dolore...ma il paesaggio cambia lentamente. Si sale, arriva il verde e le montagne, e io amo quello che vedo! 

Sono le 16, Luigi si ferma prima, io mi sparo altri quattro chilometri, fino ad arrivare a El Ganso. Mi piace tanto questo nome! 


Purtroppo è bello solo in nome perché in questo paese oltre al wifi non è arrivata quasi nessun segno di civiltà. Manco un alimentari, due bar tristi.